Cosa fare se si è vittima di diffamazione sui social network?

Un reato di diffamazione si presenta ogni volta che un soggetto, che comunica con una o più persone, offende la reputazione e l’immagine di un’altra persona.

La diffamazione nell’era del digitale

In passato il reato di diffamazione era commesso attraverso i mezzi di comunicazione più diffusi, quali i media cartacei. Con l’avvento dell’era digitale si è però reso necessario stabilire delle nuove regole, soprattutto per quanto riguarda gli strumenti come i social network.

Questo perché non vi è nessuna restrizione di accesso e, infatti, tutti i soggetti possono accedere al web. Dal momento in cui gli utenti di un social – Facebook, Twitter, TikTok, Instagram e così via – hanno la possibilità di postare in rete contenuti di vario tipo che vengono viste da molteplici persone, soprattutto dalla cerchia amicale più ristretta, si è pensato di rivedere questa fattispecie di reato adattandolo dai mezzi cartacei a quelli digitali.

La legge in difesa della persona diffamata

L’articolo 595 c.p. stabilisce che “se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore a cinquecentosedici euro”. Così facendo è possibile includere tra gli strumenti di diffamazione anche tutto il vastissimo mondo del web, inclusi i social network.

Inoltre, la legge allarga la questione sul concetto di offesa alla persona: anche la diffusione di una mera idea o di un comportamento che non rispecchia la verità può compromettere la reputazione e l’immagine di un soggetto agli occhi degli altri.

Quest’ultimo punto diventa fondamentale poiché rientra nei fatti che possono accadere anche sui social network: il reato sussiste quando il fatto inventato per denigrare un soggetto viene pubblicato così da raggiungere più persone.

Online reputation

Online questa divulgazione oltre a essere imminente è potenzialmente dannosa, non solo perché abbatte le barriere fisiche dei media cartacei – si pensi alla stampa – raggiungendo un numero maggiore di persone, ma perché un post scritto può generare commenti a riguardo che andrebbero a intaccare maggiormente la reputazione e l’immagine del soggetto vittima di reato. 

Data la facilità del reato la Corte di Cassazione si è espressa nella Sentenza n. 40083/2018, V Sezione Penale, confermando il principio di diritto per cui la diffusione di messaggi diffamatori operata a mezzo social network – es. la bacheca pubblica di Facebook – si integra nel delitto di diffamazione in forma aggravata.

Il ruolo dell’investigatore privato nel reato di diffamazione

Dunque, come fare a difendersi dalle persone che utilizzano il web in modo diffamatorio?

Sono molteplici gli strumenti a disposizione del soggetto leso, uno di questo è impugnare le prove e rivolgersi a un avvocato per citare in giudizio la persona responsabile di questa diffamazione. Il reperimento delle prove, però, non è sempre una cosa semplice e, molte volte, quelle raccolte non sono sufficienti per dimostrare il reato, soprattutto perché possono essere facilmente eliminate.

Per avere una raccolta delle prove completa è necessario affidarsi a un investigatore privato competente in materia. I detective dell’agenzia investigativa Currenti Investigazioni, grazie alle più moderne tecnologie a loro disposizione, potranno tenere traccia di tutti i commenti e risalire alle prove che dimostrino la diffamazione, smascherando anche i falsi profili nati per commettere il reato.

Report Currenti Investigazioni

Infine, verrà redatto un report dettagliato con tutte le informazioni necessarie da consegnare al proprio avvocato e per poter procedere in via giudiziaria.

Sospetti di essere vittima di diffamazione? Contatta Currenti Investigazioni per una consulenza gratuita e personalizzata.